Halloween e gatti neri: perché dicono che portano sfortuna?

Tra poco è Halloween e dunque parliamo di gatti neri. In Inghilterra sono considerati dei potenti portafortuna. In Italia purtroppo sopravvive ancora la credenza che associa i gatti neri alla sfortuna, al malocchio e al demonio.

Ma perché dicono che portano sfortuna?

L’origine di questa superstizione risale al medioevo ed è legata alla necessità dei Papi cattolici di combattere le credenze pagane.

I GATTI NERI E IL MEDIOEVO

Nell’antico Egitto i gatti erano oggetto di venerazione. La divinità egizia Bast, o Bastet, dipinta con il corpo di una donna e la testa di un gatto (e avvolta in un mantello nero), era la rappresentazione dell’amore e della fecondità.

Del resto per un popolo di agricoltori, quale animale poteva essere più sacro, se non quello che difendeva dai topi il raccolto?

Anche l’antica Grecia, la Cina e l’India hanno sempre considerato il gatto un simbolo della prosperità e del benessere della famiglia, una sorta di divinità religiosa.

Questa connotazione tipicamente pagana (come del resto lo è la festa di Halloween) spinse Papa Gregorio IX nel 1233 ad associare il gatto a Satana nella bolla Vox in Rama.

I gatti neri avevano le caratteristiche perfette per rappresentare le forze oscure. Dormono di giorno e cacciano di notte e sono difficilmente visibili al buio, ad eccezione dei loro luminosi occhi gialli, che brillano nell’oscurità.

Inoltre i gatti sono in grado di muoversi nelle tenebre. Ora sappiamo che questa capacità è dovuta alle loro particolari pupille, al fine udito e alle vibrisse, ma nel passato tutto questo era associato al possesso di poteri occulti.

I GATTI NERI E L’INQUISIZIONE

Anche Papa Innocenzo VIII (1484-1492) scomunicò ufficialmente tutti i gatti con la bolla papale Summis desiderantes affectibus, emanata nel 1484. Per combattere in Germania l’eresia, il paganesimo e la stregoneria, venne dato mandato ai frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer di stendere il manuale della Santa Inquisizione: il Malleus Maleficarum, o Martello delle streghe.

Pubblicato per la prima volta nel 1486, divenne immediatamente un “best seller“.

Nel testo si legge che bisogna diffidare del “gatto, un animale che è nelle Scritture un appropriato simbolo della perfidia (del male), così come un cane è il simbolo dei predicatori, perciò i gatti rappresentano sempre una trappola per quest’ultimi. E l’Ordine dei Frati predicatori è stato rappresentato dal suo fondatore come un cane che abbaia contro l’eresia“.

Il libro indicava i felini, e in particolar modo i gatti neri, come simbolo del male e degli eretici. Perché nero? Perché il nero era il colore sacro della dea della Luna, collegata al gatto nei culti pagani.

I GATTI E LE STREGHE

Perché i gatti vengono associati alle streghe? Perché molte delle donne che furono perseguitate e accusate di stregonerie e malefici erano donne sole, vedove o anziane che per mantenersi si occupavano di erbe e medicamenti: delle guaritrici. I medici erano per pochi e chi non se li poteva permettere si affidava per le cure a chi conosceva le proprietà delle erbe. E molte di queste donne vivenano in compagnia di… gatti. Tutto ciò ha contribuito ad alimentare le credenze intorno ai nostri amici felini.

Buon Halloween a tutti!

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